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Testo pronunciato da Liliana Picciotto per la celebrazione della Giornata della memoria 2008 alla presenza del Capo dello Stato e delle più alte cariche dello Stato

Palazzo del Quirinale, Roma 24 gennaio 2008

"Signor Presidente, Signor Presidente della Camera, Signor Ambasciatore di Israele, Signori Ministri della Repubblica, Signor Presidente dell'UCEI, Illustri Autorità, ragazzi carissimi

La storia della Shoah (cioè lo sterminio degli ebrei d'Europa secondo la denominazione ebraica che letteralmente significa disastro) è uno degli argomenti più dolorosi da trattare.
Compito dello storico è quello di conoscere, capire e descrivere con i mezzi che ha a disposizione un certo avvenimento, ma in questo caso egli si trova di fronte ad un evento che, per la sua dimensione quantitativa e qualitativa senza pari nella storia, si rende pressoché inspiegabile. A sessant'anni di distanza è difficile convincersi che un castello ideologico costituito da false credenze, da un'etica determinista senza fondamento scientifico come la visione gerarchica tra i popoli, abbia potuto essere tanto conseguente da provocare la quasi distruzione del popolo ebraico.

Ho passato anni a studiare, a raccogliere documenti e dati, a connettere vicende e fili di questa storia, eppure, a tutt'oggi, posso solo spiegare il come le cose si sono svolte, non sono in grado di spiegare il perché esse si sono svolte. Non sono mai riuscita, in tutti questi anni a spiegare ai miei figli prima, ai miei nipoti dopo, la shoah; a conferire un senso a questo disastro morale.

Dopo aver ricostruito la storia dei cittadini ebrei vittime anche in Italia di vessazioni, di arresti indiscriminati, di tragiche spedizioni verso il campo di sterminio di Auschwitz, storia sfociata ne Il libro della memoria, mi sono dedicata nell'ultimo anno, per lo stesso istituto per il quale ho sempre lavorato, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, ad una nuova ricerca. Una ricerca che tende ad indagare come è stato possibile per centinaia di cittadini ebrei salvarsi, malgrado tutto: malgrado la caccia all'ebreo messa in atto dalle autorità tedesche e italiane, malgrado le denunce, malgrado la difficoltà di vivere in clandestinità.
Dopo l'8 settembre 1943, gli ebrei fecero parte di una Italia sommersa, fatta di migliaia di soldati ricercati per aver dismesso la divisa e di perseguitati per le loro idee politiche. Questa Italia sommersa, per sopravvivere, aveva bisogno della solidarietà dell'altra Italia, quella ufficiale, fatta di gente che lavorava, che viveva alla luce del sole, che non era nel mirino della polizia.
Va ad onore di questa Italia che le migliaia di clandestini, bisognosi di rifugio, di cibo, di vestiario, di aiuto per passare le linee, di complicità per trovare carte di identità false, poterono sopravvivere.
In loro favore giocò una resistenza civile popolare che da anni non era potuta emergere a causa della pressione psicologica praticata dal regime fascista. Dopo l'inizio dell'occupazione tedesca e l'instaurazione della Repubblica Sociale Italiana si affermò un senso etico che fu praticato anche e soprattutto nei confronti degli ebrei terrorizzati: a loro protezione si aprirono conventi, appartamenti di amici appena conosciuti, retrobottega, cantine, chiese, ospedali, casolari di campagna.
Questo non fu solo un moto che riguardò l'Italia, ma tutta quanta l'Europa sotto il giogo del nazismo, la resistenza civile fu un movimento europeo ante-litteram che occorre valorizzare nei nostri discorsi.

Come avete sentito, a Gerusalemme, l'istituto storico Yad Vashem ha inteso riconoscere con un atto ufficiale e internazionale, l'eroismo di coloro che, protagonisti della resistenza civile, si sono opposti alla tirannide prestando soccorso ad ebrei perseguitati, a rischio della loro sicurezza. Essi vanno additati come eroi del loro tempo ed esempio per il nostro futuro."

 

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