archiviostorico@cdec.it |
|
Memoria della Salvezza Un'indagine parallela sul dramma degli anni buiPagine ebraiche: numero 10 - ottobre 2010 - pg 30 e 31 Il Centro di documentazione ebraica contemporanea avvia un nuovo progetto nazionale. Testimonianze e documenti per condurre un'analisi dell'attitudine della realtà ebraica davanti all'emergenza delle persecuzioni e della Shoah, ma anche della società civile italiana. Ogni ebreo, nessuno escluso, tra il 1943 e il 1945, giovane o vecchio, adulto o bambino, ha dovuto subire traumi grandi e piccoli: la fuga, la ricerca affannosa di una soluzione per la salvezza, il mutamento di identità, il cambio di residenza o di città, le marce forzate attraverso le montagne. E' stato un movimento collettivo di grandissima portata, che ha inciso enormemente sull'animo degli ebrei ma anche su tutti coloro che vennero a contatto con loro: chi assistendo impassibile alla loro disperazione, chi adoperandosi per aiutarli, chi offrendo consigli utili, prestiti in denaro, propositi di difenderne i beni in loro assenza, trovando per loro soluzioni abitative, anche talvolta rischiando in prima persona. Questo intreccio di storia degli ebrei in Italia e di storia parallela della società civile è l'oggetto della ricerca nazionale, da me diretta, della Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea-Onlus). Il progetto si iscrive nei grandi progetti già portati a termine dal Centro, tra i quali l'elenco degli ebrei arrestati e deportati dall'Italia sfociato ne Il libro della memoria (Mursia 1992, 2002), l'elenco biografico degli italiani riconosciuti Giusti fra le Nazioni da Yad Vashem (I Giusti d'Italia, Mondadori 2007), la ricerca specifica sul campo di concentramento e transito di Fossoli di Carpi pubblicato con il nome di L'alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli (Mondadori 2010); accanto a queste opere realizzate da me stessa, si deve a Michele Sarfatti, direttore della Fondazione, la ricostruzione dei rapporti tra regime fascista ed ebrei durante il fascismo (Gli ebrei nell'Italia fascista, Einaudi 2000, 2007) e la cura della pubblicazione anastatica del corpus legislativo antiebraico del fascismo (1938. Le leggi contro gli ebrei, La Rassegna mensile di Israel, n.1-2, 1988); mentre a Marcello Pezzetti si deve la raccolta delle testimonianze orali dei sopravissuti, uscita sotto il nome de Il libro della Shoah italiana (Einaudi 2009). Il progetto di cui parlo, intitolato Memoria della salvezza, vuole condurre un'analisi dell'attitudine della società ebraica davanti all'emergenza Shoah e un'indagine parallela sull'attitudine della società civile toccata in qualche modo dalla medesima emergenza. L'indagine sarà oggetto di una pubblicazione cartacea e di una pubblicazione su web. Ma come si arriverà all'analisi sociale che ci prefiggiamo? Uno staff specializzato, guidato da Chiara Ferrarotti, carica su di un data base centrale, pensato e realizzato da Gloria Pescarolo, tutti i dati sensibili raccolti. Cognome e nome dei sopravissuti (intesi come persone che allora c'erano e che si salvarono dall'arresto), dati anagrafici completi, dati anagrafici dei famigliari presenti con loro l'8 settembre, il percorso della fuga di ciascuna famiglia, la data dell'inizio della fuga, il rifugio prescelto, come la famiglia si è suddivisa dopo la fuga, in quali strutture si è riparata (case private, ospedali, conventi o case religiose, case diroccate, grotte, cimiteri, scantinati, casolari di campagna o baite alpine), chi furono le figure chiave che hanno prestato l'aiuto necessario,se la famiglia ha potuto godere di documenti falsificati, quanti sono riparati al di là dei confini di sicurezza (Svizzera al nord, oltre le linee alleate al sud). E poi, grado di coscienza del pericolo da parte dei soccorritori, appartenenza sociale dei soccorritori: funzionari pubblici, domestiche o portinai, vicini di casa, colleghi professionali del capofamiglia, soci in commercio, insegnanti, contadini, ecclesiastici cattolici o valdesi. Ma soprattutto sarà importante conoscere la relazione sociale tra i soccorritori e i soccorsi. Si calcola che gli ebrei in Italia alla vigilia dell'occupazione tedesca fossero, tra italiani e stranieri: 38-39.000. Se togliamo coloro che furono arrestati ne rimangono 30-31.000, tale dovrebbe essere il numero degli ebrei salvatisi, compresi i 6.000 che passarono clandestinamente in Svizzera e il migliaio che passò le linee del fronte meridionale. Su di essi è portata la ricerca di cui si parla, che per forza di cose non può essere anagrafica come è stato Il libro della memoria, cioè caso per caso, ma può essere solo rappresentativa e statistica. Si cercherà cioè di raggiungere la certezza relativamente alla vicenda di 6.000-6.500 persone cioè del 20% dell'intero insieme; un campione giudicato largamente accettabile per una ricerca di storia sociale. Ma come raggiungiamo le informazioni necessarie per riempire il nostro data base? Per due vie diverse: consultando fonti scritte, libri di memorialistica o testimonianze pervenute al CDEC durante i più di 50 anni della sua esistenza e traendo da esse i dati sensibili necessari all'indagine. Oppure creandoci noi stessi la fonte, effettuando cioè interviste mirate a persone che abbiano compiuto gli 80 anni, in grado di riferirci la storia del loro nucleo famigliare, completa di tutti i dati necessari. Questa parte è la più gravosa sia dal punto di vista dell'impegno di lavoro sia dal punto di vista del budget perché occorre spostarsi nei luoghi di residenza degli intervistandi, dormendo fuori sede e sostenendo le spese di questi spostamenti. Per fortuna, per quanto riguarda il Piemonte, possiamo avvalerci di uno staff di giovani adulti (pensionati di fresco) in grado di condurre la ricerca sul posto. I capofila della parte del progetto piemontese sono i coniugi Terracini di Pinerolo e Lea Fubini di Torino, che tengo qui a ringraziare. Il progetto di video-interviste è iniziato come è logico, dalle case di riposo delle varie comunità ebraiche e sta continuando a ritmo serrato nelle varie città dove sono attualmente ad attenderci decine di persone che si sono prenotate per essere ascoltate. Le comunità dove già si è operata una vasta campagna, pur non ancora esaustiva, di interviste dirette sono: Ancona, Cuneo, Firenze, Genova, Livorno, Milano, Padova, Parma, Pisa, Roma, Rovigo, Torino, Trieste, Verona. Manca dunque solo Venezia, mentre da Roma in giù la liberazione avvenne troppo presto perché gli ebrei subissero minacce alla loro vita e fossero costretti alla fuga. Abbiamo effettuato una quantità di interviste anche in Israele dove è concentrata una grande comunità ebraica di italiani, e fra questi, molti ultraottantenni. Insomma, si tratta qui di studiare e scrivere un capitolo della storia d'Italia rimasto inesplorato, quello dell'aiuto prestato dalla società civile agli ebrei riusciti a salvarsi e ritrovatisi vivi dopo la Liberazione. Si potrebbe, con questa ricerca, tracciare la storia di un'Italia sommersa. Un'Italia fatta di vari ceti sociali e di diversi livelli di educazione che, contrariamente a quella ufficiale, dispiegò segretamente la sua protezione, attiva o passiva, verso i propri concittadini perseguitati. Per dirla con le parole di Primo Levi, dopo la storia dei 'sommersi', è urgente fare la storia dei ‘salvati' prima che sia troppo tardi per poter contare su testimonianze dirette.
>> Scarica l'allegato: lp.pdf >> Scarica l'allegato: TESTI ON LINE.doc
|